Mi è capitato tante volte di guardare persone, anche a me vicine e vedere nei loro occhi giudicanti e nei loro sguardi sconcertati, quel sottile pregiudizio di chi si sente superiore o per lo meno di chi ti ritiene diverso, folle, non normale.
Essere ciò che sono, in una realtà di provincia come la mia, nel cuore pulsante di quel cuneese sempre così restio alle novità e al cambiamento, non è certo cosa facile. Eppure, se vivessi anche solo a pochi chilometri, sarei per la maggior parte delle persone ritenuto normalissimo anzi quasi mediocre in realtà.
Basta dunque nascere nel posto sbagliato, nel contesto sbagliato, nella comunità sbagliata, nella famiglia sbagliata per essere considerato “normale” o sbagliato?
Siamo nel 2024, lavorare online dovrebbe essere qualcosa di assolutamente ordinario, certo la figura del Correspondent Creator è ancora qualcosa che non tutti comprendono, un po’ Giornalista ma libero ed indipendente, un po’ Creator con una certa passione per la Televisione, per lo Spettacolo per l’Intrattenimento. Nulla di strano, nulla di folle. Malgrado ciò, ogni giorno vengo giudicato, criticato, attaccato.
Chi nella vita ha dovuto accontentarsi di un lavoro capitato per caso, semplice, senza particolari ambizioni, nel suo profondo cova un forte rancore verso chi, almeno nella sua immagine, molto spesso distorta, reputa invece persona capace di raggiungere un obiettivo ma senza troppo sforzo.
Avete capito? Mi spiego meglio. Se agli occhi del rancoroso, io sto facendo un bel lavoro che però egli ritiene poco faticoso, quasi come se non meritassi tale posizione, per lui c’è qualcosa che non va, c’è del marcio, c’è un sottobosco di falsità e cose non chiare.
Nel mio settore, capisci di essere di fronte a questi soggetti, quando guardando al numero dei tuo followers (come se questo dato fosse determinante) ti danno due opzioni: se ne hai pochi, sei uno sfigato, se nei hai tanti li hai comprati, se hai poche interazioni non ti considera nessuno, se ne hai tante sono finte.
Ecco il soggetto tipo che ritiene me un folle perchè anziché passare le mie giornate in fabbrica o in un laboratorio ad impastare farina e acqua, cerco di creare qualcosa attraverso i Social Network.
Che poi la realtà è ben diversa, nel mio lavoro, i social sono solo una piccola parte del pacchetto, forse la più immediata, la vetrina ma in realtà c’è ben altro, dalla Televisione, ai Magazine, dalle Masterclass, ai Podcast ma ovviamente stiamo usando già troppe parole difficili per colui che crede di sapere come funziona l’engagement rate anche se non ha la più pallida idea di cosa sia.
Ho divagato, qualcuno mi chiederà qual è dopo tutto questo il punto e ci stiamo arrivando. Per questi soggetti, io sono quello non normale, il fake, il matto. Quello che fa un lavoro che secondo loro non esiste, solo perchè non lo comprendono, se ne metti 10 insieme, mi considerano una cosa strana, da tenere alla larga ma se ci spostiamo, magari a Milano, io sono quello normale e i fake, anche un po’ sfigati, sono loro!
Questo è il punto, nessuno può sentirsi libero di giudicare, di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è male e cosa è bene, eppure tutti si ergono a amministratori della normalità, quando di normale questi non hanno proprio nulla. Io credo che la normalità non esista, non c’è il normale. Semplicemente ci sono persone che copiano le altre e così diventano un po’ tutte uguali e si sentono normali ma così non è.
Normale, è colui che non ha paura di ciò che è, non si preoccupa di cosa pensano gli altri, cammina a testa alta e fa del suo meglio per cercare di lasciare un segno in questo mondo e anche se alla fine non resterà nulla, avrà la gioia di aver vissuto al massimo, senza lasciare nulla indietro.
Quindi, quando vi chiamano matti, folli, strani. Sappiate che siamo tantissimi, per questo a quei soggetti “normali” diamo così tanto fastidio, perchè lo sanno che siamo migliori di loro